22 settembre 2003

Tirare senza mirare

Sabato pomeriggio in un centro polisportivo qui vicino ho provato a tirare: una sola volée, ma con un arco vero, di quelli che a tenderli ti torna in mente il libricino di Herrigel.
Non è una disciplina cui intenda dedicarmi, però abbraccio con entusiasmo le piccole occasioni che mi si offrono per sperimentare qualcosa di nuovo. E pur con un breve contatto, se si rimane abbastanza aperti, è possibile lasciarsi pervadere dal sapore di un'esperienza.
Ho imparato che con l'arco nudo si tengono aperti entrambi gli occhi: conta la postura, è l'intera persona a predeterminare la traiettoria e non il rapporto occhio-mirino, strumento disdegnato in questa branca.
Ho rimarcato che tanto meno si tiene al risultato, tanto meglio si procede.
È stato bello udire la velocità della freccia nell'aria, sentire la quasi contemporaneità tra lo scocco e l'arrivo sul bersaglio.
È stato affascinante appurare che scoccare significa lasciar andare, istruttivo constatare quanto la naturalezza incrementi l'efficacia di gesto ed effetto.
È buffo percepire che ogni racconto può farsi metafora ma anche paravento.

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a cura di Giulio Pianese

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