07 aprile 2007

Giùbboks

"Cos'è un... giù bò?"
Una macchina in cui inserisci monete per ascoltare musica. Una specie di flipper...
"Flipper?!"
Uh. Immagina un comò pieno di dischi: tu selezionavi la canzone che volevi sentire: A1, B6, J3, K9, come a battaglia navale. Si pagava: mettevi i soldini o i gettoni (da cui le più gettonate, le cose maggiormente gradite ai più).
"Ah."


Le prime volte scorrevi l'indice, dopo un po' sapevi già a memoria quale valesse la pena, per quale avresti potuto rinunciare a una partita a calcetto (il calciobalilla, eh, mica quell'altra roba del calcio a 5 dentro una gabbia prenotabile), mentre t'incazzavi persino con Anna se sprecava una delle sue cento lire per quel cesso di Tozzi o qualche altra insulsaggine Abbacinante. Non che ci fosse una vasta scelta, però trovavi salvabili Santana, Pink Floyd e Rino Gaetano, uno nuovo che in una canzone parlava anche di sesso. Donna Summer e il suo Love to love you baby erano sulla linea di confine, chissà se per motivi ormonali (oggi potrai anche trovare il brano passabile e la vocalità interessante, ma guarda il balletto e dimmi se non sembra Woody Allen quando in discoteca lo liquidano con: "Sparisci, sgorbio").

Dissolvenza. Adolescenza. Effervescenza.

Il juke-box ti si ripresenta un anno dopo il Mundial, nei tardi pomeriggi postarcheologici (seeh, a scavar cortili nel centro di Grenoble, cosa mai pretendevi di trovarci) e la crisi di astinenza ti fa accontentare e cacciare il franco per gli unici due pezzi decenti del non ancora del tutto sbiancato Michael Jackson: Billy Jean e soprattutto Beat It (che ha un giro mica male, comunque). Per il resto, ti struggi con Every Breath You Take degli ultimi Police e godi di belva con dei Rolling Stones d'annata, per la dannata Beast of Burden (su youtube però non ti mando dall'istrionico nonnetto, bensì dalla Vanessa, che guadagnò il bonus del mondo mondano cinguettando per Chanel e quello dell'ultradevozione sublime per essersi esposta ai coltelli in un film di Leconte).

Ora dammi tu un euro e ti canto quello che vuoi, ma dirti, no, quello no, le parole io le dico solo se vengono da sé, non son mica un giùbboks, ricòrdatelo.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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