27 maggio 2007

Incipit è un termine che significa inizio

Qualcuno mi ha chiesto di riportare gli incipit di 5 libri per me importanti (di sicuro Sara e Jane, non ricordo se anche altri - nel caso, dimmelo e segnalerò), ma al momento mi vengono invece in mente un paio di finali: uno è quello del Corsaro Nero di Salgari, con le parole: "Guarda lassù: il Corsaro Nero piange!" scolpite nella mia memoria di fanciullino e ritrovate 35 anni dopo, quando la Cajuina ha ultimato la lettura del romanzo (ormai del finto viaggiatore veronese ha spulciato quasi l'intera serie).
L'altro è l'unico motivo per cui son grato a Baricco Alessandro, che lo lesse in TV anni e anni orsono: il paragrafo che suggella L'amore ai tempi del colera di García Márquez, del quale mi piace riportare anche l'originale, oltre all'efficace traduzione di Claudio M. Valentinetti:
-Y hasta cuándo cree usted que podemos seguir en este ir y venir del carajo?- le preguntò.
Florentino Ariza tenía la respuesta preparada desde hacía cincuenta i tres años, siete meses y once días con sus noches.
-Toda la vida- dijo.
El amor en los tiempos del cólera

"E fino a quando crede che possiamo continuare con questo andirivieni del cazzo?" gli domandò.
Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni sette mesi e undici giorni, notti comprese.
"Per tutta la vita" disse.

Quanto agli incipit, ce ne sono mille milioni di miliavrdi, come direbbe Lorenzo, ma per ora me la cavo con uno che m'ha sempre divertito, in ragione di quel Barrabás destinato a infilzare cagnoline sulla sua verga: La casa degli spiriti di Isabel Allende.
Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l'abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant'anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore.
(traduzione di Angelo Molino e Sonia Piloto di Castri)


Barrabás llegó a la familia por vía marítima, anotó la niña Clara con su delicada caligrafía. Ya entonces tenía el hábito de escribir las cosas importantes y más tarde, cuando se quedó muda, escribía también las trivialidades, sin sospechar que cincuenta años después, sus cuadernos me servirían para rescatar la memoria del pasado y para sobrevivir a mi proprio espanto.
La casa de los espíritus

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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