26 gennaio 2010

Quasi sottozero

Stava insaccandosi nell'inadeguato cappotto, mentre tra i brividi metteva i passi uno davanti all'altro e imbacuccati i pensieri restringeva perfino lo sguardo nell'illusione di far calotta ed evitare la dissipazione termica, quando alla coda dell'occhio lampeggiò un istinto d'attrazione. Aveva incrociato una figura carica di bellezza nota, ma sconosciuta all'archivio dei ricordi.
Non volle né poté fare a meno di voltarsi, praticamente all'istante, incollando la vista sul flessuoso asse verticale di cui inquadrò chioma, folta e corta, portamento e calore. Lei dovette percepire quella direttrice polarizzata, giacché lasciò trasparire come un trasalimento, quasi un indugio, prima di riprendere il passo.
D'un tratto dimentico d'ogni svantaggio climatico, lasciò che i muscoli facciali abbandonassero il rattrappimento stagionale per scaldare il volto di un sorriso gratuito. Già contento di quel segnale di vita, trascorse qualche secondo di troppo a compiacersene prima di rendersi conto che non avrebbe più potuto tentare una qualsiasi forma d'approccio senza un decuplicato imbarazzo, data la distanza che quella falcata da puledra aveva posto tra loro nel frattempo.
Semi-inebetito si riavviò, meno raggrumato e sbrigliando un pochino le membra e l'attenzione al mondo circostante. Le persone che incrociava lo fissavano, alcune sorridendo, dal che capì di non avere ancora dismesso la propria maschera raggiante spontanea e inattesa. Basta poco, constatò, a non morire.

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a cura di Giulio Pianese

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