08 marzo 2010

Jon-fen

Qualche sera fa sono andato ad ascoltare Jonathan Safran Foer. Era alla Feltrinelli a presentare il suo ultimo libro. Io c'ero andato per due motivi: uno, per distrarmi; due, perché lui ha scritto Everything Is Illuminated (Ogni cosa è illuminata).

Il suo ultimo libro però non c'entra con quello, non è nemmeno un romanzo, anche se lui sostiene che più che un saggio sia un diverso modo di raccontare una storia. Se niente importa (sottotitolo "Perché mangiamo gli animali?") parla di alimentazione, o meglio, parte da lì ma a quanto pare dice molto di più.

Sul libro non posso pronunciarmi, non avendolo letto, ma dell'autore posso dire che mi è piaciuto ascoltarlo: lui è diventato vegetariano, ma nelle sue argomentazioni sul consumo di carne è tutt'altro che integralista; mostra flessibilità e ragionevolezza, auspicando cambiamenti comportamentali anche minimi.
L'obiettivo è quello di contrastare l'allevamento intensivo o industriale (factory farming), con il suo carico di supplizi inflitti a esseri viventi, il dannosissimo uso massiccio di antibiotici e l'enorme impatto ambientale. Safran Foer fa notare che anche solo un pasto carnivoro in meno alla settimana inciderebbe molto a livello di inquinamento, tanto per dirne una (se lo facessero tutti gli statunitensi, equivarrebbe a togliere dalla strada 5 milioni di veicoli).
Inoltre ha l'intelligenza di considerare l'intero ventaglio dei possibili aspetti della questione, rimanendo aperto alle eventuali obiezioni, rispettando i diversi punti di vista e considerando una vittoria qualsiasi variazione comportamentale orientata verso una maggiore consapevolezza, di sé e del mondo in cui ci si trova.
Così, non mangiare carne o mangiarne un po' meno o mangiare solo quella che ci gustiamo veramente o mangiare solo quella di ottima qualità sono tutte scelte che produrranno benefici in vari ambiti: la salute personale e quella del pianeta, la percezione di sé e della propria capacità di incidere sul futuro, l'evoluzione delle considerazioni etiche e del senso di responsabilità nei confronti dell'umanità presente e prossima.
Ogni nostra azione quotidiana determinerà dei cambiamenti, perché contiamo molto di più come consumatori che non come elettori.

A giudicare da quel che ho visto e sentito, è uno scrittore anche quando parla, per il senso del ritmo, per il gusto del raccontare, per la presenza di sé e la capacità di ascolto. In più mi piace che nella sua compostezza sappia essere spiritoso e trasmettere la sua gioia di vivere.

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a cura di Giulio Pianese

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