30 aprile 2012

Età adulta?

Quando al funerale ho visto la mia amica piangere accanto alla bara dell'anziano genitore, anziché immedesimarmi in lei sono balzato nel futuro e ho pensato con tenerezza a mia figlia; all'evidente dolore della perdita si è sovrapposta la percezione del distacco, ma dall'altro punto di vista, quello ignoto, dal buio dell'interno della bara o dalla luce dell'ineffabile eterea essenza, chissà. In pratica, è come se mi fossi immedesimato nel morto, ma sentendomi vivo e sereno, in tranquilla incosciente salda tenera dolcezza.

29 aprile 2012

Con una certa frequenza

Un momento in cui impreco è quando Radio Maria, con illegale prevaricazione, va a sovrapporsi alle frequenze di trasmissione di Radio Popolare, sulla quale i miei apparecchi casalinghi sono sempre sintonizzati.
RP, soprattutto per l'informazione, è una radio imprescindibile, ma senza santi in paradiso... anche per questo la sostengo (con l'abbonamento).

28 aprile 2012

I freni alla passione

A proposito di rinunce, mi dispiace molto perdermi oggi il Workshop di traduzione letteraria dal francese tenuto da Yasmina Melaouah (l'ottima traduttrice di Daniel Pennac) e organizzato da Dori Agrosì per N.d.T. - La Nota del Traduttore.

Stamattina prima del risveglio ho perfino sognato che ci andavo comunque un momento... e che poi non riuscivo più a venir via. Evidentemente la carica ammaliatrice di questo tipo di incontri agisce potente su di me anche a livello subliminale, se non addirittura nell'inconscio.

Per tenersi informati sulle prossime iniziative, basta iscriversi alla newsletter.

27 aprile 2012

Dovere

Come mi dispiace, quanto mi dispiace, eccome se mi spiace rinunciare alle cose belle da fare perché ce ne sono altre che vanno fatte per forza. E quando lo so, che starò per qualche ora dentro a quel dispiacere, devo compensare in qualche modo: questo è certo un buon metodo, salvo che ingrassa (quando ricorro ai gelati) o fa consumare tempo (se indulgo al cazzeggio in rete o all'ennesima visione di un bel film), tempo che di conseguenza mi ritroverò a rincorrere, tempo che dovrò un po' impiegare a correre, anche, per smaltire. Certo ci sarebbero altri modi e metodi per compensare, ma non dipendono solo da me, ahimè.

26 aprile 2012

Bombe del passato

Di Guernica, nel senso del massacro civile provocato dai bombardamenti nazifranchisti nel 1937, ricorre oggi l'anniversario. Lo ricorda anche questo segnapagine.

Guernica, Pablo Picasso

Di Guernica, nel senso del capolavoro di sintesi realizzato da Picasso, ricordo la sala dedicata al Reina Sofia, l'apprezzamento e l'emozione, ma, insieme, che il respiro corto di poco dopo, cortissimo, fu dovuto al fatto che lei, rimasta in hotel per stanchezza, mi mancava troppo, da troppe decine di minuti, e il fatto di saperla altrove, ma raggiungibile in poche fermate di metrò, mi fece affrettare il resto della visita, saltare diverse sale e precipitarmi a ripercorrere il tratto Atocha - Sol al più presto, per ricominciare a respirare, almeno per un po'.

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edit 2017: su gentile richiesta di Louise di Artsy, segnalo la pagina da loro dedicata a Pablo Picasso.

25 aprile 2012

Festa

Un po' cla-clang lo faceva, la bici, ma si è proprio comportata bene stamattina, rimanendo gonfia e funzionante fino alla fine del giro, bello per i simboli e i ricordi, per le persone partecipanti e per lo splendore della giornata che si è dipinta per noi alla Bovisa.

Nel pomeriggio c'è stato tempo per godersi un pezzetto di manifestazione in centro, e in quel pezzetto coglierne la parte che più mi piace, quella della festa, celebrata musicalmente dapprima attraverso i canti delle Voci di mezzo in piazza san Carlo, ai quali ho partecipato pure io per un po' (ovviamente senza forzare), poi sui ritmi dei Mitoka Samba in corso Vittorio Emanuele e infine con le esecuzioni della Banda degli Ottoni a Scoppio, che dopo aver sfilato in corteo eseguendo il repertorio tradizionale (che comprende per esempio Bella ciao e Ale Brider, Fischia il vento e L'Internazionale, Ederlezi e Siamo i ribelli della montagna), si è fermata sul lato del Duomo esibendosi anche in una rivisitazione di Luglio, agosto, settembre degli Area (oltre a Nkosi Sikeleli Africa).

Mi è piaciuta particolarmente l'atmosfera di condivisione fattiva con i canti popolari guidati dalle Voci di mezzo, ai quali si univa chiunque ne avesse voglia, seguendo i testi fotocopiati e distribuiti (tra cui: E anche per quest'anno, Gorizia, L'estaca, Addio morettin, Cosa rimiri mio bel partigiano).

Come pezzo del giorno eleggo il brano catalano L'estaca (il palo), che dice:
"Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci".

Ora:
- se vuoi leggere il testo e ascoltarlo nella versione delle Voci di mezzo, clicca qui;
- qui trovi l'originale di Lluís Llach;
- se invece preferisci una rivisitazione vivace, ascolta lo ska basco dei Betagarri;
- infine, eccoti la versione in occitano di Lou Dalfin: Lo pal.

24 aprile 2012

Buon venticinque aprile!

Domani mattina - fazzoletto rosso al collo - porterò, porteremo corone di fiori ai partigiani della Bovisa.

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23 aprile 2012

Chi, mica quello lì?!

- Il numero di Avogadro.
- Eh?
- Come, non lo conosci?
- Mmh, non mi pare, però aspetta che controllo, magari ho il suo indirizzo e-mail.

22 aprile 2012

Poesia e traduzione (poesia è traduzione)

Sono contentissimo dell'esperienza di ieri: il Workshop di traduzione letteraria dall'inglese - Poesia tenuto da Franco Buffoni è stato un vero nutrimento per l'anima.

La premessa teorica, ovviamente schematica dato il poco tempo a disposizione, ha fatto riferimento alla traduttologia, giovane scienza che coniuga i formalismi della linguistica teorica e i principi della filosofia estetica grazie ai concetti di avantesto, ritmo, poetica, intertestualità, movimento del linguaggio. Prendevo appunti e piacevolmente riecheggiavano da un lato gli esempi di teoria e pratica della traduzione presenti già nei primi numeri della rivista Testo a fronte, dall'altro il ricordo del corso di laurea allo IULM di qualche lustro fa.
Passando alla pratica, abbiamo esaminato i nostri timidi tentativi di tradurre versi generati da mostri di calibro assoluto (W.H. Auden, D.H. Lawrence, Ezra Pound, T.S. Eliot), grandi da poco scomparsi (Allen Mandelbaum) e qualche nuova voce (Kate Clanchy). Questo prima di confrontarci con le soluzioni spesso geniali di Franco Buffoni stesso, dal suo Quaderno di traduzioni appena uscito per Marcos y Marcos col titolo Una piccola tabaccheria.

Così è stato possibile esemplificare e provare ad applicare il concetto di "lealtà" del traduttore spiegato nella premessa del volume: Mia ferma convinzione è che non di “fedeltà” si dovrebbe parlare bensì di “lealtà”. Il termine fedeltà connota guanciali, lenzuola e sotterfugi; il termine lealtà due occhi che fissando altri occhi dichiarano amore ammettendo un momentaneo “tradimento”. Sono stato leale alla tua altezza poetica, tradendoti qui e qui e qui: l’ho fatto per restare il più lealmente possibile alla tua altezza.

A un certo punto ci ha illustrato la distinzione operata da Pound tra poesia della melopea (in cui prevale la musicalità), quella della logopea (in cui conta soprattutto il discorso o ragionamento) e quella della fanopea (il cui fulcro è l'epifania o illuminazione). Nel tradurre, individuare l'elemento predominante aiuta a capire che cosa eventualmente sacrificare nella resa. Il livello della sfida però s'innalza inesorabilmente affrontando i grandissimi poeti, capaci di fondere nei propri versi i tre elementi.

A fondere i tre elementi è di sicuro riuscito Franco Buffoni in questo incontro, che è stato una lezione interessante e coinvolgente, un godimento estetico condiviso, un movimento intellettivo piacevole e illuminante. Ascoltarlo leggere o recitare a memoria versi di immensa grandezza e vederseli porgere a portata di gusto mi ha fatto sentire una volta di più fortunato e grato alla complicata bellezza dell'umano vivere.

21 aprile 2012

Fare il verso ai versi

Grazie alla mia amica Dajna e poi a Dori Agrosì di N.d.T. - La Nota del Traduttore, tra poco esco e vado a seguire il seminario di traduzione letteraria sulla poesia che terrà oggi Franco Buffoni, anche per il piacere di rivedere il mio insegnante e relatore per la tesi di laurea dei tempi dello IULM.
L'ho saputo quasi all'ultimo, per cui la mia preparazione è stata scarsa, ma sufficiente a farmi rendere conto che tradurre poesia è il miglior modo di leggerla.

20 aprile 2012

Due cose o tre

Stasera allo Spazio A di Sesto San Giovanni c'è un concerto rock: tra i gruppi che si esibiranno seguirò con particolare partecipazione gli Accauno, in cui suona la batteria mio fratello Beppe. Vieni anche tu?

Poi qui aggiungo un'altra cosa che non c'entra niente, ma dopo, ché adesso devo andare.
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Rieccomi [19:10]. Dice: Ma tu prendi tutto in allegria, come fai. Boh. In verità, giornate e settimane sono sempre contrassegnate anche da torcimenti di pensieri frammisti a malinconia, ma sta di fatto che in un modo o nell'altro gli umori positivi prevalgono e i sorrisi permangono anche senza che ci sia di mezzo un'emiparesi.
Oggi verso mezzogiorno, per esempio, mentre andavo a sottopormi all'ennesima laringoscopia di controllo, la nuvolaglia scura non m'impediva di spaziare con l'immaginazione a gradevoli dettagli cutanei sostenuti da preziosi ricordi. All'uscita, dopo aver fatto da interprete a una giovane signora indiana di nome Krishna, ho indulto alla gola (nel senso del peccato capitale) concedendomi uno stop in una rosticceria siciliana che avevo adocchiato poco prima. Arrivato lì ho avuto due belle sorprese e una conferma: avevano i tavolini per poter mangiare lì, a uno dei tavoli stava seduto un caro amico che non vedevo da tempo, contento e sorpreso quanto me dell'incontro, e le pietanze hanno risposto degnamente alle aspettative. Al Golfo di Mondello di via Murat a Milano mi sono pappato una pasta alle sarde, cui ho fatto seguire un involtino di melanzane e lo sfizio di un mini-arancino, prima di concludere con una cassatina. Uscito di lì, le nuvole avevano fatto spazio all'azzurro, per cui era il cielo stesso a rispondere sorridendo alla mia sorridente sazietà. Mi ci sono crogiolato.

E un'altra cosa ancora: poc'anzi, procedendo verso il sole con l'acqua sul parabrezza, sapevo che da qualche parte, su quelle gocce di pioggia ridente doveva esserci un arcobaleno che non riuscivo a vedere. Poi ho capito che non potevo vederlo, perché tra gli splash radenti delle gomme e le radiosità illuminanti, l'arcobaleno ero io.

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P.S.: riguardo alla laringoscopia, tutto OK.

19 aprile 2012

Grande giro

Mi pare che l'espressione "What goes around comes around" perda un po' del suo senso karmico una volta tradotta in italiano: "Chi la fa, l'aspetti" emana un tono di ammonimento tutto negativo, a scapito del magico rapporto causa-effetto che ammanta il proverbio anglofono.
Come già ebbi a dire, credo nel grande giro e in qualche modo dovrei pure temerlo, se non fosse per il mio quasi fastidioso ottimismo. Lo stesso che mi fece scrivere così:
Maths

If you give two, you will receive 2 times as much.
If you give four, you will receive 4 times as much.
If you give five, you will be given a hand to touch.

If you give twenty, you will receive 20 times as much.
If you give forty, you will receive 40 times as much.
If you give love, you will be given a heartful touch.

18 aprile 2012

Aesculus pavia - ippocastano (var. a fiori rossi)

Oggi ho comprato un ombrello di emergenza dopo un incontro con la logopedista. Un ombrello davvero brutto, ma già dopo aver parcheggiato avevo intenzione di lasciare qualche euro in tasca a quel ragazzo scuro e gentile e all'uscita l'incalzare della pioggia mi ha definitivamente indotto all'acquisto. Un po' mi sono bagnato lo stesso, poi sono salito in macchina e ho attraversato un paio di volte l'autolavaggio celeste versione leggera.

Sul finire del pomeriggio, costeggiando il parco Nord tra un acquazzone e l'altro, ho rallentato fino quasi a fermare l'auto: era di nuovo il momento della fioritura e ho sorriso tra me e me.
Due anni fa, quando scattai quelle foto, anche il cuore stava fiorendo di illusioni nonostante le difficoltà del momento. Ho cullato dolcemente il ricordo, ma senza struggermi e dicendomi che il tempo dei petali non muore mai, che da qualche parte è sempre primavera. Basta non smettere di stupire e prima o poi capiterà nuovamente di tramutare l'allergia in allegria.

17 aprile 2012

Nel caso

Sebbene tutto sfugga via come sabbia di clessidra tra le dita, oggi ho voluto aggiornare la pagina delle Zuccate. Sarà perché, a proposito di tracce, stamane ho rivisto il film Ogni cosa è illuminata.
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* ho aggiornato anche il link a una "zuccata" vera e propria.

16 aprile 2012

Un sogno a prima sera

Mi canticchio mentalmente un motivetto ed ecco, so quando ricanterò per davvero: quando me sentirò 'n friccico ner còre anziché in gola.
Ne rileggo il testo, casualmente vedo l'anno e gli autori e mi dico Toh, non lo sapevo che Tanto pe' canta' fosse un'altra canzone degli anni '30.
Gli occhi guardano qui e ora, ma forse vedono quel che ancora non c'è.

15 aprile 2012

Tu aprile

Non è poi vero che aprile sia il mese più crudele: dipende da quel che ti capita di anno in anno. Dire Aprile spalanca le porte a un sacco di associazioni d'idee, per esempio richiama quel vecchio spettacolo di Paolini, che aprile lo esaltava come simbolo di riapertura e nuovo inizio. Aprile di suo ha tante cose, per esempio il pesce del Primo, per esempio la festa del Venticinque, senza contare i compleanni, che però ci sono anche negli altri mesi a dire il vero. Aprile, per una cosa mia, mi fa venire in mente anche i cioccolatini, quelli nella scatola di Forrest Gump, dolce metafora in allettante confezione, e la voglia di continuare ad assaggiarne, solo che qui intanto i cioccolatini li ho finiti, me li sono mangiati tutti quegli ovetti, quelli rossi fondenti e pure quelli gialli al caffè, tutti quanti, troppo piccoli per placare la golosità dei piccoli vuoti. Però è aprile, dunque trova altre scatole, aprile e ce ne saranno altri. Trovarle le trovi, perché le scatole finiscono solo quando non hai più voglia di aprirle, quando non hai più voglia di aprile.

14 aprile 2012

Centottanta gradi

Insegnami a usare il forno. No, ma quali doppi sensi, figurati, no no, ti giuro che non alludevo alla furnacella. Oddio, ora che mi ci fai pensare, certo... Ok, ok, va be', non prendertela. Dicevo: insegnami a usare il forno. Insegnami per bene, mettitici e fammi spiare i tuoi gesti mentre me li racconti per filo e per segno. Preparazione, disposizione, ingredienti, temperatura, controllo e monitoraggio: tutto, tutto quanto, non dare niente per scontato, perché niente so. Insegnami per bene, ché voglio imparare sul serio. Poi magari non è detto che lo userò molto, ma delle orate ogni tanto, in mancanza di griglia e brace, le potrei cucinare lì. E poi, soprattutto, mi piace come fai, come stai, come sei in cucina, tanto che... Ok, ok, va be', come vuoi. Non prendertela. A me va bene anche in un'altra stanza.

13 aprile 2012

Allo spiedo

L'orario è una cosa astratta, pensò, con cui però tocca fare i conti, come con lo spartito nella musica per poter suonare insieme agli altri. Per questo si decise a interrompere la lettura delle vicende di Willy Melodia tornato dall'America e ad accingersi alle abluzioni mattutine prima di fiondarsi in una giornata che si preannunciava più carica d'incombenze che di nuvole.
Una vita sana ha bisogno di dormite più lunghe, si disse, tanto convinto d'aver ragione quanto di continuare a smentirsi nei fatti. Anche lì era una questione di orari, di mezz'ore che sfilavano tra le dita piombando nel passato prossimo come perline d'acciaio da un filo spezzato, di ore che si rimpicciolivano al buio, di mezze giornate svaporate tra il dire e il non fare.
Era, quello, un tempo un po' in sospeso ma cadenzato da impegni a cascata, un tempo infilzato da cadenze orarie grevi di scadenze difficili da danzare. Al mercato, verdure e pesce da cucinare con calma poi, e subito qualcosa di pronto da mangiare in fretta. Tipo quello, facciamo mezzo, sospeso e infilzato, arrostito allo spiedo, come il tempo, per essere in orario anche senza sapere ancora quando.

12 aprile 2012

Leccornie

Secrezioni ghiandolari coagulate, rigurgito di insetti, semi oleaginosi di drupa pelosa: incredibile come siano gustosi, come stiano bene insieme il formaggio di capra, il miele e le mandorle. Ancor meglio se ci si beve sopra del buon Vermentino di Sardegna.

10 aprile 2012

E l'aria sapeva

Ho camminato nelle pozzanghere a piedi asciutti, per le strade attraversando il traffico, ho camminato sui marciapiedi attento a non calpestare le fenditure, sulle grate sentendo gli sbuffi di calore malsano, ho slalomato tra le deiezioni, ho camminato sotto le gocce di un ombrello che perde, tra rosso verde e anabbaglianti, ho camminato al ritmo di una voce, ho parlato portando la macchina con un occhio al tachimetro e l'altro alle lumìe del passato, ho saltato semafori e lampeggianti sognando balzi spaziotemporali, ho raccolto multe da pagare, ho posteggiato salvaguardando lo specchietto che fu rotto, ho riascoltato la pioggia, ho camminato in una pozzanghera bagnata a piedi ancora asciutti, ho lasciato camminare lo sguardo sulle gocce vanitose sotto i lampioni, le ho annusate nell'aria e l'aria sapeva di memoria pirata.

09 aprile 2012

Fruibili ispirazioni da aspirazioni impossibili

Poema si chiama questa canzone, ma le rime le tracciano i due corpi che danzano insieme, con la musica a esorcizzare dolcemente lo struggente testo.

08 aprile 2012

Mela mangio

Sbucciare la mela è un gesto familiare, un simbolo di cura per l'altro, soprattutto tra genitori e figli. Quando sbuccio la mela per qualcuno, sto sempre attento a togliere anche le pellicine del torsolo*, il cui contatto in bocca mi ha sempre infastidito oltremisura.
Da piccolo non avrei concepito di mangiare una mela non sbucciata, forse perché mi è sempre stata presentata già mondata. Questo, in verità, talora avveniva anche in età adolescenziale, le volte in cui, mentre studiavamo, ci veniva servita a spicchi trafitti da stuzzicadenti affinché non dovessimo sporcarci le mani (che vizi, ah, che vizi!).
Naturalmente, nel frattempo mangiavo anche mele intere, ma ero particolarmente schifiltoso quando arrivavo nei pressi del torsolo. Un giorno però, nel 1981 a Hastings, vidi Birgit, una ragazza di Basilea, che la mela la divorava intera e per intero, sputandone solo i semi, alla fine. Guardai e ammirai come, rimanendo col picciuolo in mano, coniugava voracità e nonchalance e cambiai atteggiamento nei confronti del torsolo**. Permase tuttavia l'esigenza di eliminare quelle pellicine dagli eventuali spicchi.
Ieri, comunque, ne ho sbucciata e mondata una per bene e ho fatto colazione con fette di mela e miele di abete, sorta di connubio tra una tradizione da capodanno ebraico e i sapori del Trentino.

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* torsolo che in realtà sarebbe il vero frutto.
** altro argomento decisivo in merito: Pinocchio e le pere.

07 aprile 2012

Questione di ritmo

Quando hai molto da fare, fai più cose, l'avevo già rimarcato. Per converso, non appena ti lasci andare, tenere il passo sostenuto diventa un'impresa e non appena ti fermi, riavviarsi diventa ancor più arduo.
Se vuoi riprendere buone abitudini, il segreto è non mettersi a proclamare i propositi, ma metterli in atto direttamente, ricordando che per fare le cose bisogna farle* e che non serve annunciarle né sottolinearle: perché si avverino bisogna che siano, non basta che siano dette, e per la continuità ci vuole la dedizione nei fatti.
Quindi non starò a dire che cosa sono andato a fare oggi al parco Nord, dopo mesi e mesi che non.

06 aprile 2012

Ci vuol passione

A non darmi mai per vinto devo averlo imparato da nonna Teresita, che quando qualcosa andava perduto non si rassegnava mai, cercando fino al ritrovamento.
La prima volta fu una lezione collettiva, visto che noi bambini avevamo smarrito il pallone tra i cespugli di un declivio e stavamo già rinunciando al possibile recupero, sebbene all'epoca un pallone rappresentasse un patrimonio cospicuo e non facilmente sostituibile. Con l'agire e l'applicazione ci dimostrò che le cose non possono sparire.
Ricordo la sua tenacia anche nell'episodio del mio giubbetto in pelle dimenticato chissà dove durante una gita a Pietralba (Weissenstein), dove io e lei ritornammo in corriera il giorno seguente. Interrogò non so quante persone, finché venimmo a sapere che il giubbetto era stato ritrovato. Un signore ci accompagnò con una 600 bianca fino al limitare di un bosco nei pressi di Aldino (Aldein), dove abitava il tizio che ce lo restituì. Poi alla fine facemmo l'autostop per tornare alla base, Castello di Fiemme, non volendo stare ad aspettare troppo a lungo la corriera serale.
Era una nonna sprint, quella lì.

05 aprile 2012

Istantanee

Passeggiando per il quartiere, guardiamo il passaggio tra fioriture e fresche fronde, quel novello ammantarsi di verdi foglioline che sta per uniformare la livrea agli alberi dopo l'effimero variopinto sfoggio delle recenti settimane. Alcuni li fotografiamo, con le palpebre, proprio mentre sono metà in fiore e metà in foglia. È, questo essere che il divenire ben presto occulterà, un momento da cogliere al volo come un incontro senza appuntamento, una vicinanza imprevista, il passaggio di una cometa; è un piacere da gustare immediatamente, quasi come un gelato che mentre lo mangi fa dire a te "mi sciolgo".

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* L'ultima frase è dedicata a Michela, promettente gelataia in Bovisa.
** Riguardo all'immagine del gelato che si scioglie, vedi anche: Sapore di sapere.

04 aprile 2012

Nuovi lemmi da amare

Ho aggiornato Lessico da amare, il blog che dal 2003 raccoglie "lessico amoroso, lessico amorevole, parole d'amanti, diamanti espressivi, coccole verbali e verbalizzazioni dell'indicibile".

A proposito, se vuoi dire la tua o aggiungere qualche lemma, scrivimi.

03 aprile 2012

In onda

Quando non sai più cosa fare, perché non è tempo o non è luogo o perché perché perché, se ti viene, irradia amore. Farà bene anche a te, eccome.
Poi secondo me a un certo punto ci vogliono pure dei begli abbracci, però quanto sopra vale sempre, tanto con le maiuscole che con le minuscole.

02 aprile 2012

Lustro

Cinque anni dopo, si guardò intorno. Ricostruiva a fatica gli spazi vuoti che all'epoca connotavano l'intera dimora. All'epoca non c'erano quasi mobili, a parte un tavolo, un divano, qualche sedia e, di là, un letto e un armadio. Anche la cucina era ridotta all'essenziale e nemmeno corredata. Nessun elettrodomestico e solo un vecchio cellulare come solo mezzo di comunicazione immediata.
Però le piastrelle e tutte le loro fughe erano più pulite allora, quando si era conquistato metro per metro la nettezza di un nuovo abitare e quando ancora non erano passati cinque anni di solitudini e intermittenti luminescenze a dargli lustro.

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bonus: David Bowie, Five Years

01 aprile 2012

Ciorciola di saggezza

Nella vita il cioccolato non finisce mai se ogni giorno riesci a vedere il tuo pezzettino di cielo.

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video sorridente: Evelyn Evelyn (ovvero Amanda Palmer & Jason Webley), Have You Seen My Sister Evelyn

P.S.: questa ciorciola ("pigna", in dialetto trentino) è una sintesi tra un racconto di Evelyn, direttrice dell'Hotel Shandranj in Val di Fiemme, e un mio "predicozzo" ai rassegnati della vita.


a cura di Giulio Pianese

scrivimi