29 ottobre 2012

Capriccio di luna

Stasera ho accarezzato un riccio. Era lì, sotto casa dei miei, accanto all'aiuola vicino alla quale ho posteggiato. Veramente, timido o impaurito che fosse, si era andato a nascondere dall'altra parte mentre chiudevo la portiera, ma l'ho sgamato e mi ci sono avvicinato. Ho rinunciato all'idea di prenderlo su, temendo di spaventarlo e un pochino anche per evitare eventuali morsi, sebbene nessun riccio mi abbia mai morsicato finora.
In ambito urbano, l'ultima volta ne avevo visto uno in un giardino condominiale zona Gratosoglio, prima ancora chissà, i ricordi sfumano, ma se risalgo alla preadolescenza rivedo quelli che a Castello di Fiemme avevamo fatto nuotare nella fontana antistante l'edicola (di allora), ma senza maltrattarli né danneggiarli, almeno credo.
Del riccio di stasera ho rispettato appieno la timidezza, limitandomi ad accarezzarne gli aculei. Ho potuto notare che tale comportamento è stato apprezzato, se così posso interpretare i suoi movimenti: dapprima ha accennato a chiudersi, poi si è un po' rilasciato, sebbene non abbastanza da mostrare il musetto. "Bello che sei", gli ho detto.
Nel frattempo, il plenilunio furoreggiava, ma quella è un'altra storia.

1 commento:

  1. Belli i ricci... ce ne sono anche nel supercondominio dei miei genitori - la prima volta al buio vedendolo correre avevo pensato ad una pantegana gigante.

    (spin)

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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