29 novembre 2012

Corticorti

Oggi sono andato a tagliarmi i capelli, o quel che ne resta, e lo specchio mi dice che sto bene.

Colori a metà e musiche intere

I colori per strada di notte sono quelli dei fari rossi da seguire, dei fari bianchi da evitare, i colori lungo la strada di notte sono quelli delle insegne giganti, dei lampioni parlanti, sono quelli riflessi nelle numerose gocce illuminate. L'arcobaleno sull'asfalto non è iridescente, è un bicolore fintoverde, finto perché sai che ha una puntina di blu quella striscia luccicante sul bagnato, là dove il freno sarebbe inutile.
La musica però, mentre passi un semaforo dopo l'altro, è quella che ti porti ancora nel corpo, quella degli abbracci provvisori ma veri, quella che hai provato a interpretare nelle movenze comunicate e condivise, quella che non canti ma fischietti, quella che viene sempre e comunque dall'anima, anche se stavolta in un'altra lingua.

27 novembre 2012

Mordersi la lingua

Oggi mi sono morso la lingua. Davvero però, non metaforicamente. È stato mentre spiegavo a un ragazzino delle medie la configurazione elettronica di alcuni atomi, quindi non credo fosse un segnale a me stesso di starmene zitto. Un segnale del genere forse me lo dovrei dare di tanto in tanto, quasi sicuramente me lo sarei dovuto dare anni e anni e anni fa, quando parole inopportune uscirono di bocca a ferire molto più di quanto non avessero dovuto, e come sicuramente non avrei voluto. Un segnale del genere però non riesco a darmelo nel normale fluire dell'esistenza, o piuttosto dovrei dire che non voglio darmelo. Preferisco lasciar trasparire molto, per quanto ciò sia nei poteri dell'espressione verbale o corporea. Certo non sarà sempre opportuno e talvolta mi dovrò pur frenare, ma tanto ora saprei come fare a mordermi la lingua, anche se duole e non mi piace.

26 novembre 2012

Sfide

Avevo da fare ma ho guardato Sfide, c'era Dibba, una puntata che m'ha sopraffatto per l'insondabile mix tra vita nostalgia morte calcio passione vittoria e sconfitta.
Insondabile è per me soprattutto la decisione di un essere umano di farla finita. Morire e rinascere è meglio farlo senza mutare piano d'esistenza, cadere e risorgere restando qui, attingendo fiduciosamente alle meraviglie che se non sono già sbocciate stanno per gemmare.
Per convincersene non occorre nemmeno rifarsi agli irrinunciabili affetti infiniti dei legami di sangue e di cuore: basta volersi tuffare in una qualsiasi occupazione relazionale con appassionata curiosità. Prova a imparare, prova a insegnare, prova a ballare.

25 novembre 2012

Primarie in Bovisa

Un appello che non è stato difficile sottoscrivere.
Noi, cittadine e cittadini democratici e progressisti, ci riconosciamo nella Costituzione repubblicana, in un progetto di società di pace, di libertà, di eguaglianza, di laicità, di giustizia, di progresso e di solidarietà.
Vogliamo contribuire al cambiamento dell’Italia, alla ricostruzione delle sue istituzioni, a un forte impegno del nostro Paese per un’Europa federale e democratica. Crediamo nel valore del lavoro, nello spirito solidaristico e nel riconoscimento del merito. Vogliamo archiviare la lunga stagione berlusconiana e sconfiggere ogni forma di populismo.
Oggi siamo noi i protagonisti del cambiamento e ne sentiamo la responsabilità. La politica non è tutta uguale. Vogliamo che i nostri rappresentanti siano scelti per le loro capacità e per la loro onestà. Chiediamo che i candidati dell’Italia Bene Comune rispettino gli impegni contenuti nella Carta d'Intenti.
Per questi motivi partecipiamo alle elezioni primarie per la scelta del candidato comune alla Presidenza del Consiglio e rivolgiamo un appello a tutte le forze del cambiamento e della ricostruzione a sostenere il centrosinistra e il candidato scelto dalle primarie alle prossime elezioni politiche.
Per l'Italia. Bene Comune.
Comunque vadano queste primarie del Centrosinistra, alla gradevole sensazione di trovare i banchetti abbastanza numerosi da smaltire agilmente la coda, si è unita la profonda soddisfazione di trovare le persone dietro i banchetti, persone che in gran parte conosco direttamente, persone che hanno una vita da affrontare come me e te, ma che decidono di dedicare parte del loro tempo al servizio di un bene comune. Bene comune: per quanto sfumati possano essere i contorni di questa idea, a fare la differenza è già il fatto di tendervi e di sforzarsi perché sia.

24 novembre 2012

Stuti

Dopo cena ho imparato che in singalese "grazie" si dice così e lo voglio dire anche da qui a Jagath, Ganga & co. per la gentilezza, la bellezza, la prelibatezza. Stuti :-)

Strane stranezze

Ieri sera ho ghignato con Jerome K. Jerome. Le risate mi sono uscite mentre aiutavo la Caju a tradurre alcuni passaggi di Three Men in a Boat per una verifica scolastica. Fruirne così al rallentatore ha accentuato l'effetto comico degli stranianti atteggiamenti dei protagonisti e dopo un po' anche in Francesca il fastidio di dover protrarre gli studi fino a tarda ora ha lasciato il passo a un genuino divertimento.
Frattanto il patatino si era addormentato anzitempo sul divano-letto ancora chiuso e punteggiava il nostro lavoro con una serie di interventi affabulatori assolutamente incomprensibili. Alla fine l'ho dovuto svegliare per poter fare il letto, ma lui tirandosi su non è uscito completamente dal regno di Morfeo e anzi si è messo a parlare un grammelot sonnambulo mentre, afferrandomi la mano che gli avevo porto, procedeva a massaggiarmene polso e palmo, proprio dove mi doleva. L'ho lasciato fare, sorridendo tra il divertito e l'estatico, e dopo circa mezzo minuto è come tornato in sé, e presentando il suo solito aspetto di dormiveglia è andato a fare l'ultima pipì, ha indossato il pigiama si è infilato sotto le lenzuola che intanto avevo steso e rimboccato, risprofondando nel sonno, stavolta scevro da spettacolarità.

22 novembre 2012

Da ascoltare



Nick Cave - Into My Arms

Un testo che è una dichiarazione esagerata, ma molto bella. Poi magari metterò la traduzione qui.

21 novembre 2012

Giostrandosi

Dichiarare stanchezza, ma cedere sempre alla tentazione di rinunciare a uno spicchio di sonno, rubando riposo per non saltare nemmeno un giro di giostrina.
A proposito, ieri mattina ho visto una giostra dal di sotto. La stavano riparando ed era aperta in due, con un semicerchio della piattaforma ruotante sollevato a novanta gradi e metà degli elementi smontati e messi da parte: macchinine, cavallucci e camion dei pompieri poggiati al di fuori di ogni possibilità rotatoria. Un dietro le quinte che immobilizza la magia e di botto mostra com'è fatta la meccanica di un sogno, come stanno realmente le cose, spoetizzate dell'illusoria apparenza e riportate alla mera funzionalità.
Nessuna delusione particolare, comunque, solo un po' di curiosità, più o meno la stessa che induce, in altri momenti, a rinunciare a uno spicchio di sonno, rubando riposo per riavviare la giostrina a un altro spensierato giro.

20 novembre 2012

Su per potere

Tra i superpoteri auspicati viene spesso fuori quello del teletrasporto istantaneo. Certo sarebbe comodo e alquanto desiderabile; mi chiedo tuttavia se non sia l'ennesima variante della nostra e altrui incapacità di scegliere.
Quanto all'ubiquità, non mi pare poi un gran dono, bensì frammentata invadenza, ove non sia pantocratica immanenza, o di qualità sfumata, un po' tra essenza e assenza.
Elevarsi si deve, ma restando coi piedi per terra.

19 novembre 2012

Freddo e calduccio

Fa freddo, un freddo umido. Tornare in una casa riscaldata è già una meta ambita.

La differenza tra house e home in inglese è quella tra l'edificio e il suo contenuto, in parte immateriale. Un contenuto che ha a che fare col calore, non solo quello scientificamente misurabile. Una corrispondenza in italiano potrebbe dunque generare la proporzione "house : casa = home : focolare". Focolare comprende il calore materiale, prodotto dai ceppi accesi, e quello simbolico, prodotto dagli intrecci vivi. Sommati, danno il calduccio.

Andare a casa in inglese si dice to go home, quindi la lingua rimanda sempre a un calduccio, caratteristica che non può derivare semplicemente da un impianto di riscaldamento: il calduccio, occorre un focolare per produrlo.
Affinché una casa sia un focolare ci vogliono le persone, ma soprattutto gli affetti. Il primo affetto indispensabile, però, è quello per sé e per il proprio intorno. Una casa diventa focolare già nel momento in cui si comincia a prendersi cura di qualche aspetto non strettamente legato alla funzionalità o alle necessità primarie.

Fa freddo, un freddo umido. Tornare in un focolare è una meta a portata di mano, lì a pochi gesti di distanza.

18 novembre 2012

Crepuscolare vaghezza

Voglio segnalare un pezzo dall'ottimo Blogorrea in cui Lele, con la scusa di raccontare un episodio della serie Ai confini della realtà (The Twilight Zone), scrive belle parole su figli e padri.

Quando la cucina è un posto vivo

Ieri, a tale proposito, sono passato da una magia all'altra, prima assaggiando prelibatezze culinarie srilankesi in preparazione (*) e poi andando a concludere la serata attorno a un desco amicale sul quale hanno regnato polenta e cassoeula (autore Masciu).

16 novembre 2012

Nighty-night

Era da troppo tempo che non tiravo giù questa tapparella dopo aver dato la buonanotte ai miei cuccioli (cresciuti).

15 novembre 2012

Le sinapsi circolari

Ascoltare Russian Roulette dei Lords Of The New Church mi fa venire in mente La lotteria di Babilonia di Jorge Luis Borges e di quanto brillassero gli occhi alla Cajuina quando l'altro giorno gliene accennavo, raccontandole di come la figura del bibliotecario del romanzo di Eco che stava leggendo (Il nome della rosa) sia un omaggio allo scrittore argentino.
Ero partito accennando al racconto La biblioteca di Babele, poi mi sono allargato agli altri capolavori di Finzioni (letto e riletto nella traduzione di Franco Lucentini per Einaudi e poi anche in originale), che effettivamente raccoglie narrazioni di una densità suprema. Sono parole che avvolgono idee, trovate, labirinti del pensiero e dell'esperienza umana reale o immaginata, ma non per questo meno vera. Concetti che ti restano in mente e che riaffiorano anche quando non te l'aspetti.

14 novembre 2012

Toto mugugno

Potrei lamentarmi delle zanzare, di quelle ultime reduci, ultime si spera, che ancora s'aggirano a pungere e a molestare col loro zanzarìo, quel noioso sottile ronzio che fa rima con la bestemmia strappata al sonno interrotto.
Potresti lamentarti dei malanni stagionali, dal seccante mal di gola al tossicchiare sordo, dal raffreddore anosmico alla sinusite muta che dissemina asimmetrie nello stato di salute.
Potrebbe lamentarsi delle sorti del cugino disabile, del padre malato, del collega morto, delle assenze dell'ex o dell'amico e delle presenze di un tale sgradito, di tizia e di caia e poi pure sempronia.
Potrebbero lamentarsi del maltempo, quello davvero malo, quello che si fa beffe degli ombrelli e delle cerate, che scoperchia i ripari e soverchia le case, che i ponti li prende da sotto e da sotto li ingoia insieme alla gente.
Potreste lamentarvi, potremmo lamentarci tutti quanti, ne avremmo fors'anche il diritto per ogni piccolo o grande rovescio.
Potere si potrebbe, però a che pro? Perfino Geremia, scommetto, si riprometterebbe: se ho un po' di gnegnero non mi lagnerò.

13 novembre 2012

Quel che mi tange io tango

Lasciando un momento di lato i problemi di spostamento nel tempo, andrò ad affrontare quelli nello spazio, insistendo nell'imparare a ballare.

Quanti siano non so

Quanti siano i giorni di vigilia e quanti quelli vissuti al presente non so, il conto mi sfugge, sebbene in definitiva sia io a pagarlo, ma forse è più onesto, più corretto, più preciso frammentarli, quei giorni, e allora la questione si ripropone perché non so quante siano le ore di vigilia e quante quelle vissute al presente, ma anche in questo caso toccherà frazionarle fino ad arrivare ai quarti, ai minuti, agli istanti, al soffio d'un raggio di luce veloce impalpabile e via si ripartirà con occhi cosmici a cavallo di nuove meraviglie, e a lasciarsi catturare delle loro vigilie.

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Bonus per chi ha ancora gli occhi bambini: L'immagine astronomica del giorno, con un arcobaleno di luna (che, imparo, si dice moonbow), una stella cadente e la Via Lattea sullo sfondo: un'esagerazione di bellezza.

11 novembre 2012

Per più destinatari

Mi scrivo un promemoria prima che la stanchezza prenda il sopravvento. Quando si accumulano tante piccole cose da sistemare, la tentazione è quella di tirare una riga cancellando tutto quanto, nell'illusione che si possa ricominciare da zero con più facilità. Sappiamo invece che sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto, oppure, per dirla con un'immagine più efficace e già accennata qua e là, come seppellire dinamite in giardino. Meglio ricordarsi che per far le cose bisogna farle e che per farle basta molto meno di quel che immagini, purché ti decida a iniziare, a piccoli passi, con l'efficacia di un gesto alla volta.

10 novembre 2012

D'altronde è autunno

Pochi giorni or sono dicevo dell'estate di san Martino a una giovane coppia cilena e imparavo che da loro esiste un analogo intermezzo climatico, identificato nei giorni intorno a san Giovanni (da noi, la notte dei fuochi e degli ardori). Per la serie: due emisferi, una razza (umana).
Allo stato attuale delle cose, tra pioggia e nebbia, resta da capire se quest'anno la tregua soleggiata ci sia stata concessa in anticipo e se sia ancora di là da venire.
In ogni caso, ciascuna giornata è gemma imperdibile e andrà presa come viene, colorata o attenuata, e se farà freddo vuol dire che ci sarà un'occasione in più per mostrare affetto, dicendo alla maniera di Collodi "cuopriti bene" ai propri cari, quasi a voler prolungare con altri mezzi il calore di un abbraccio che non smette mai di volersi compiere.

L'imperscrutabilità ecc. ecc.

Gli ostacoli informatici mi innervosiscono oltremodo. Insopportabile è l'occasione in cui qualcosa fatto per facilitarti crea invece problemi e perdita di tempo senza che si stagli una soluzione nell'orizzonte cosmico, orizzonte assai ristretto dall'arrabbiatura.
Qui lo verbalizzo così, ma a voce lo sfogo più frequente e abusato uscitomi di bocca consta di sole coppie di parole, una specie di mantra che unisce con veemenza spiritualità e natura, accostando nell'espressione vari elementi faunistici al loro supposto creatore.
Nella circostanza, il motivo e motore di tutto ciò è l'inspiegabile impossibilità di importare alcuni file word nel CAT Déjà Vu X, che mi serve per svolgere più agevolmente e in modo migliore la traduzione del manuale tecnico di una macchina utensile.

08 novembre 2012

Piccola acquatica banalità

Quando ci sono le onde e ti metti lì apposta, dove ancora si tocca, a farti sbatacchiare, è divertente. Se invece non sei lì apposta e le onde sono tali da moltiplicare la paura più del gusto, è meglio non tentare di toccare, ma lasciarsi innalzare e abbassare dal moto ondoso stesso, facendo solo attenzione a respirare, piano, quando c'è aria e a non farlo quando c'è acqua. Un po' di vigilanza nel lasciarsi andare, dunque, sembra una buona ricetta balsamica, gorghi esclusi.

07 novembre 2012

Una storia

C'era una storia che volevo raccontare riguardo a un sette novembre, quella della volta in cui mi sentii la pancia scoppiare dal troppo mangiare, ma scoppiare davvero, la sentivo, tesa come la pelle di un tamburo, in quel paesino del Sannio con la croce o qualche madonna nel nome, ed era stata tutta colpa della torta, troppo buona per rinunciarvi anche se era giunta in tavola dopo i secondi, troppo gustosi per trascurarli anche se erano arrivati dopo un abbondante tris di primi troppo golosi per non bissarli, anche se a saziare sarebbero bastati i numerosi e prelibati antipasti.
Di quel giorno, oltre al cibo, alla gola e allo stomaco di abnorme capienza, ricordo il derby, che per l'occasione, il compleanno di un'amica, non avevo seguito a San Siro, ma di cui ebbi notizia via radio, con il gol di Papin risolutivo nel castigare i maledetti cugini nerazzurri. Papin, per dire, era un centravanti coi fiocchi, nel senso di uno che la metteva dentro anche nel Milan come aveva fatto già nel Marsiglia, ma non è che mi facesse impazzire, soprattutto perché dopo aver goduto di Van Basten (ma anche di Virdis, sempre per dire) non era affatto facile rimanere incantati da chicchessia.
Questo, per analogia, mi fa venire in mente quanto ebbe a dire il mio amico Cesare (tra l'altro, compagno di tante giornate di stadio) a proposito di donne: "Certo che se vai insieme a una modella, dopo... stai male." Bisogna però ammettere che in quell'occasione Papin diede una grande soddisfazione a tutti noi rossoneri, nonostante la pancia che scoppiava.

06 novembre 2012

Mezzo pieno e mezzo vuoto

Ci sono sempre almeno due modi di considerare le cose.
Prendi per esempio l'ora solare: tutti quanti a sottolineare che fa buio troppo presto, che la sera già nel tardo pomeriggio s'ingoia le giornate. In realtà, le giornate non s'accorciano così tanto e te ne accorgi dalle albe rosate, dalla luce (a)dorata che squarcia la nuvolaglia indirizzando i pensieri del mattino.
Così, un momento d'angoscia andrà rigirato e rimirato come fosse un prisma, per riuscire a vederne le sfaccettature trascurate e le impreviste proiezioni luminose. Come nel mondo, come nel sole che splende perfino mentre le nubi lo occultano, c'è del bello in te, anche quando non te ne accorgi.
Usa dunque una bilancia a due piatti per soppesare come stai e cosa è mezzo pieno e mezzo vuoto. Per non parlare del fatto che "mezzo vuoto" non è necessariamente una cosa negativa, ché senza il vuoto il pieno non s'apprezza, nell'arte come nella vita.

05 novembre 2012

Il gusto del busto a busto

Dicono che Gardel non si balla, che sarebbe una specie di sacrilegio. A me pare un sacrilegio non farlo, ma son neofita, già sai. Neofita e inesperto, ma appassionato, e contento di sapere che mi abbiano visto "rapito nel vortice delle danze" e "con faccia beata". C'era in me, l'altro giorno allo Spazio A, l'incoscienza di godermela così come veniva. D'altro canto è un soffio, lo dice anche Volver che, vengo a sapere, è del 1935 (continua dunque la mia passione per le canzoni degli anni '30).

04 novembre 2012

Come il ricordo di un ricordo

La nostalgia, lo dice l'etimo stesso, ha a che fare col dolore. Ne esiste anche un tipo dolce, più affine alla malinconia, ma in ogni caso, come illustrava un vecchio appunto, ha effetti deleteri sia sul ricordo, sia sul presente.
La nostalgia, se è dolore per una distanza che si andrà a colmare, può essere una cosa bella, perfino una molla, che da struggimento si muta in fecondo sentimento. Se invece tale distanza risulta incolmabile nel tempo o nello spazio, lo struggersi rischia di acquisire il prefisso "di", foriero degli effetti deleteri di cui sopra.
La nostalgia, spesso, poggia non già sul ricordo, ma sul ricordo di un ricordo. Il ricordo di un ricordo è come il pensiero di un pensiero, come una cartella d'archivio di cui si veda solo il titolo a richiamarne il contenuto, che non sarà aperto. Al contenuto dei ricordi autentici non si accede così, in modo sistematico: quello va bene tutt'al più per una veloce rassegna.
Il ricordo vero è quello che t'avvolge improvviso, come un singolo flash multisensoriale scaturito da chissà quale sinapsi, e sarà una soave madeleine se non lascerai che la nostalgia se lo mangi, ma se sarai tu a sbocconcellarlo sorridendo a te, a quel che è stato e a quel che sarà.
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Bonus musicale: Kika che canta Audioricordi.

03 novembre 2012

¡Que Viva Chile!

Dopo un pomeriggio tanguero, mi sono fatto leggere Niña morena y ágil da una voce cilena; ora ascoltiamo Te recuerdo Amanda, nella versione di Daniele Sepe e nell'originale di Victor Jara. Il tutto, sorseggiando il limoncello al cacao che mi lasciò in eredità Annalaiser ;-)
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grazie a Zoe, Macarena, Rafael

02 novembre 2012

Teoria della relatività domestica

Tra i misteri dell'universo e i paradossi spaziotemporali ci si perde, ma possiamo star certi che facendo spazio poi si guadagna tempo.

01 novembre 2012

Velata verità

Scelgo di riproporre l'ascolto di una canzone di Nick Drake e pensando ai suoi toni asserisco che "ha la velatura da primo novembre". Mentre lo faccio, però, mi rendo conto del doppio senso che arricchisce il sostantivo: la velatura è un lieve offuscamento, più o meno volontario, ma è anche l'insieme degli elementi che ti permettono di catturare il vento e navigare. D'altro canto, vero è che anche la musica è un fantastico veliero.

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- il brano è Hazey Jane I, tratto da Bryter Layter (e nel titolo l'assonanza è con hazy: velato, nebbioso, confuso)
- il libro delle parole è l'immensa Treccani (e non so come facciano a venderne ancora i tomi cartacei)


a cura di Giulio Pianese

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