16 febbraio 2013

Carnevale

La maggior parte delle volte che mi sono mascherato, ho applicato l'arte di arrangiarsi con qualcosa rimediato all'ultimo momento e così farò anche oggi, se riesco, prima di andare a sentire i ritmi balcanici della Babbutzi Orkestar che suona per la festa degli Acquari all'ex Paolo Pini (in via Ippocrate, 45 a Milano).

Da piccolo ovviamente avevo a disposizione dei mascheramenti "ufficiali", tra i quali ricordo Zorro e quello da Indiano (non si diceva ancora "nativo nordamericano"), che indossavo con orgoglioso compiacimento. Dopo gli anni della preadolescenza, durante i quali si tendeva a evitare di travestirsi (sarà per via della ricerca d'identità tipica delle fasi di mutamento), cominciai a sbizzarrirmi adottando di volta in volta fantasiose soluzioni d'emergenza.

Nonostante la mia discreta memoria, ne rammento ben poche: quando m'addobbai da pirata (in compagnia d'una corsara nera) e quando, uno degli ultimi anni del liceo, mi vestii da donna. All'epoca avevo capelli lunghi, lisci e morbidi, lineamenti gentili e un fisico snello, anche se non mi sembrava. Con un po' di trucco e una camicia da notte della nonna, grazie anche alla semioscurità del locale in cui organizzavamo le feste, per qualche minuto ci cascarono perfino un paio di miei compagni di classe. Tengo a precisare che non approfittai di loro, ma per dire quanto risultavo credibile, la dolce fanciulla con cui mi baciai a lungo quel pomeriggio (ciao, so che mi leggi ancora) mi chiese il favore di togliermi il travestimento perché le faceva un effetto troppo strano.

Anni e anni dopo, Licia e io ci vestimmo da Pinocchio e Fata Turchina. Non ho sbagliato l'ordine, perché a indossare la parrucca azzurra fui io. Nessun effetto strano, stavolta, semmai piuttosto straniante visto che portavo addirittura la barba. Quella sera alla festa mi esibii, cantando con gli Art & Soul. Il trombettista era Ivan Padovani, lo stesso che stasera ci delizierà insieme agli altri bravissimi saltimbanchi della travolgente musica dai ritmi dispari.

1 commento:

Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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