13 agosto 2013

A piedi nudi sul terrazzo

L'unico motivo di contrarietà alle ferie in settembre è che in quel periodo, dopo la doccia serale, l'aria non è più abbastanza calda. Il fatto è che alla fine voglio stare con i piedi asciutti e poi mi piace che il costume risciacquato o il telo ancora umido si asciughino in fretta.

L'ideale, da quel punto di vista, è rappresentato dal calore delle pietre di un terrazzo inondato di sole e d'azzurro, calore che arriva a scottarti i piedi nudi anche pochissimi minuti dopo la doccia e senza nemmeno bisogno di usare un asciugamano. Di recente ho provato questa sensazione a Gallipoli, nella casa delle vacanze bella e accogliente della tanguera Viviana (che l'affitta, come puoi vedere qui).

Fu, quella, una giornata memorabile vissuta insieme ai miei figli. Il privilegio di visitare il centro storico dall'interno, utilizzando quella casa come base, ci permise di poter contare su una doccia dopo il bagno mattutino alla spiaggia della Purità, lambiti dal sole sul terrazzo panoramico e dalla frescura postprandiale all'interno delle spesse mura, per lasciar godere il corpo anche durante la digestione delle linguine con le cozze preparate ad arte dalla nostra ospitalissima ospite.
La casa è una bellezza incastonata tra altre bellezze, con scorci imperdibili sia nelle viuzze d'intorno, sia entrando dal portone del palazzo d'epoca e salendo le scale sulle quali graziose affacciano asimmetricamente altre abitazioni, sia e soprattutto dalle finestre e naturalmente dal terrazzo, dotato anche di un "mirador" che lo sovrasta, innalzando ulteriormente la visuale sugli altri edifici e terrazzi e sui loro incastri apparentemente labirintici.

Nel tardo pomeriggio ci deliziammo dal Gelataio matto, dove su suggerimento di Viviana abbinai al gusto caffè l'esclusiva "crema Plombiers". Poi, dopo un giro turistico a piedi e in bicicletta per tutto l'isolotto, tornammo in spiaggia fino al tramonto. Dopodiché, a un aperitivo coi ricci fece seguito l'approvvigionamento di "pucce" e fritture varie che andammo a scofanarci sul terrazzo, accarezzati da luna e stelle.
Stavamo per andarcene, quando partirono i fuochi d'artificio, e come rinunciare? I festeggiamenti per santa Cristina, patrona della città, erano stati annunciati dalle numerose luminarie e dal palo della cuccagna allestito al porto e sul quale nel pomeriggio in tanti avevano tentato la fortuna e la propria abilità, finendo per lo più in mare, accompagnati da musica e canti, fino allo spettacolare "rompete le righe", con sirene di varie imbarcazioni e molti tuffi, nel momento in cui uno più bravo o più fortunato degli altri era riuscito ad acchiappare la bandiera all'estremità del palo scivoloso, aggiudicandosi non so quale premio e tutta la soddisfazione.

E dunque, ci vedemmo i fuochi artificiali fino alla fine. Tutto bello, al punto da farci passare sopra alla successiva coda di oltre un'ora per uscire dal parcheggio del porto, dove avevamo fortunatamente trovato da posteggiare la mattina, occupando l'ultimo posto disponibile in quel momento ("il culo dei Pianese", direbbe l'amica Mistral).

P.S.: auguri, sia pure in notevole ritardo, alle Cristine di tutta la penisola, compresa quella con l'acca che l'altra sera all'ultimo passo dell'ultima tanda mi ha elegantemente avviluppato con un piacevole gancio.

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a cura di Giulio Pianese

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