01 febbraio 2014

The Casual Vacancy

Mi hanno detto diverse volte che Harry Potter è scritto bene, che non è roba da bambini e che è bello da leggere. La voglia non me l'ha fatta venire nessuno finora, però mi è capitato per le mani un altro libro della stessa autrice, un romanzo che non c'entra niente con la strafamosa serie e che mi ero ritrovato a sfogliare quasi per caso, appena sfiorato da un minimo di curiosità, per poi divorarlo goloso.

The Casual Vacancy di J.K. Rowling pesa 480 pagine nell'edizione con copertina rigida ed è una di quelle letture che non solo ti spiace interrompere, ma che non vorresti finissero.
L'autrice sa davvero scrivere e lo fa senza appiopparti inutili passaggi di ridondanza professionale che si trovano in altri autori di grido. Al lettore non vengono chiarite subito le interrelazioni tra i personaggi, le cui caratteristiche si scoprono e approfondiscono un poco alla volta, come quando nella vita reale si comincia a conoscere qualcuno (e mai si finisce). Da un improvviso decesso, l'assenza che si viene a creare tocca in un modo o nell'altro tutti gli abitanti di un borgo della provincia inglese. Il seggio vacante diviene non solo il motivo del contendere, ma l'occasione per portare in superficie tensioni sociali, familiari e personali di ogni generazione, facendo esplodere i problemi e le asprezze che sottendono la cupola idilliaca deputata ad ammantare la piccola località. La realtà è cruda, spesso fino all'intollerabile, il tessuto sociale è un intrico di verità difficili, in cui ciascuna esistenza porta il proprio fardello, diverso per ogni età e condizione. La vita e le sue ansie, il fiume e le sue anse, e ogni personaggio il suo ansare.

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a cura di Giulio Pianese

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