30 aprile 2014

Intercalari

La bestemmia non ti si addice, gli dice, ed è una critica garbata, indugiante sul limitare tra stima e delusione, con il tono che esita sul crinale per poi seguire il declivio dell'affetto. Hai ragione, le risponde, e ne è convinto, e ricorda i tempi in cui riusciva a padroneggiare meglio il proprio linguaggio, quando il lignaggio dell'anima prevaleva sulla piatta focosità degli intercalari inopportunamente volgari.
C'era quel film con Jack Nicholson, quello del tizio ossessivo e più che ruvido, capace di rovinare tutto dicendo sempre la cosa sbagliata nel modo peggiore; capace però anche di rivolgere il miglior complimento possibile: Mi fai venire voglia di essere una persona migliore.
Ci pensa, sorride e se ne convince: ogni volta che questa sorta di meccanismo evolutivo si mette in moto grazie a un'interazione, c'è di mezzo della vicinanza affettiva; c'è del bene, reciproco, e la voglia di trasmetterlo. Sono le forme a cambiare, non la sostanza più sottile.

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a cura di Giulio Pianese

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