06 ottobre 2014

Giù il cappello

Dopo la cena, l'uomo si tolse il cappello, segno distintivo di quell'estemporaneo ritrovo conviviale per le vie della città, lo posò sul tavolinetto e cominciò a raccontare:
Anni fa biasimavo e disprezzavo il marito di una mia amante, che la trascurava sessualmente e se ne andava a correre. Lei era più che avvenente e molto desiderosa, una femmina decisamente irresistibile, eppure lui non rispondeva quasi mai ai suoi richiami. Tuttora lo biasimo, intendiamoci, per avere sprecato tutto quel ben di dio e le decine di orgasmi che lei non poteva impedirsi di regalare una volta che si sentiva carnalmente bramata, però su una cosa lo capisco: non si può rispondere a quei richiami prima di andare a correre, perché poi non se ne troverebbe più la forza di volontà necessaria. Dopo, però, bisogna rimediare, a lungo e con tutta la passione.
Ciò detto, si rimise in testa il cappello, si alzò e, presa sotto il braccio la sua sedia pieghevole, se ne andò a lunghi passi. Lo seguii con lo sguardo fino a quando si fece ingoiare dall'entrata del metrò, linea verde, insieme a tanti altri sconosciuti commensali. Rimasi per un bel po' a fissare il nulla, perso nei pensieri, perché le sue parole mi avevano rammentato che anni fa biasimavo e disprezzavo il marito di una mia amante, che la trascurava sessualmente, al contrario di quanto le accadeva con me. Poi mi riscossi, e me ne andai a ballare.

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Grazie per aver letto le mie parole, sarò lieto di leggere le tue.



a cura di Giulio Pianese

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