30 novembre 2014

Aria!

Esci di corsa da un parco, per esempio quello di Villa Ghirlanda, e alla prima inspirazione da marciapiede ti rendi conto della pessima qualità dell'aria che tocca respirare "normalmente". Vien quasi voglia di andare via in cerca di ossigeno, vitalità e maggior bellezza... Per esempio dalle parti delle Dolomiti, magari in Val di Fassa, stavolta.

Fare e rifare

Mancano solo due settimane a concludere il piccolo programma di allenamento e stavo per chiedere a Luigi Piazzi un consiglio su come continuare dopo, ma ho già deciso che rifarò la seconda tabella, perché voglio vedere se stavolta riuscirò a completare le corse con variazioni senza sentirmi disperato come un vitello al macello. Oggi sono uscito bardato: k-way e berretto con visiera, che proteggendo gli occhiali dalle gocce di pioggia mi ha permesso di vedere fino agli ultimissimi minuti, quando le lenti si sono del tutto appannate.

Tempo di riletture

Tempo di riletture: ho riattraversato Belleville nelle pagine di Monsieur Malaussène, che ho riletto in francese (le precedenti passeggiate risalgono al '97 e al 2001). Un libro è di certo un buon libro se alla rilettura sa farsi riscoprire e con questo è successo anche stavolta, ma per gustarlo appieno consiglio di affrontarlo solo dopo aver letto le fasi precedenti della rocambolesca saga firmata Daniel Pennac (Au bonheur des ogres, La fée carabine, La petite marchande de prose).

Tempo di riletture: nel frattempo, sto riattraversando anche i singulti spaziotemporali di Billy Pilgrim, stralunato protagonista di Slaughterhouse-5, or the Children's Crusade di Kurt Vonnegut. Se non lo conosci, ti dico solo che era un geniaccio e che i suoi libri sono spiazzanti, grotteschi, divertenti e sempre validi quanto a ispirazione. Di questo, in particolare, confermo quanto avevo già detto in Letture e riletture.

Se pensi che sia un peccato rileggere quando c'è tanto da leggere (tanto di nuovo o tanti buchi da colmare), ti ho già risposto qui.

28 novembre 2014

Leaving significa partire o lasciare

Dal barbiere ieri si ascoltava John Denver. Mentre Daniele mi accorciava la scarna capigliatura, ho chiuso gli occhi nel sorriso sulle note di Leaving On A Jet Plane. A brano terminato, gli ho detto che ne apprezzo molto la versione di Peter, Paul & Mary, ma che la prima volta la sentii eseguita benissimo e con il giusto trasporto da Janice Hunter, una scozzese che faceva pratica come giovanissima insegnante a Hastings nel 1981 (la conobbi frequentando le free lessons della International House e le serate che organizzavano per noi studentelli, but I still remember when we bumped into each other at Victoria Bus Station that morning). Sappiamo quanto sia potente la musica nel far tracimare i ricordi e come sappia addolcire di graziosità e bellezza le lievi e innocue malinconie. Questo brano riassume il senso del distacco nel testo, ma lo sa anche accarezzare, specialmente con l'ingenua ondeggiante purezza di miscelazioni vocali come queste.

27 novembre 2014

Per rendere grazie

Poiché siamo in zona Thanksgiving Day, ecco una ricetta particolare che mi fece ridere per la prima volta a inizio secolo: il tacchino al whisky. La dedico soprattutto ai ragazzi e alle ragazze dei settori Ristorazione e Sala/Bar della scuola ASP Mazzini, che stasera a Villa Ghirlanda ci hanno deliziati con manicaretti salati e dolci e libagioni varie, regalandoci una preserata festosa, tra sorrisi e chiacchiere e molti brindisi.

Ricetta del tacchino al whisky

Ingredienti: un tacchino di circa 5 chili per 6 persone e una bottiglia di whisky; sale, pepe, olio d'oliva e lardo.
Lardellare il tacchino, cucirlo, aggiungere sale e pepe e un filo d'olio. Scaldare il forno a 250 gradi per circa 10 minuti. Nell'attesa, versarsi un bicchiere di whisky.
Mettere in forno il tacchino su un piatto di cottura. Versarsi due bicchieri di whisky.
Bettere il dermosdado a 300 gradi ber 20 minuti. Versciarsci dre bicchieri di whisky.
Dopo una messci'ora, aprire il forno della porta e sciorvegliare la bollitura del tacchetto. Brendere la vottiglia di vishschi e infilarscene una bella golata nel gargarozzo.
Dopo un'altra bezz'ola, trascinarsci verscio il forno, spalancare quella ssstupida porta e ributtare, no, rimirare... Oh, insomma, mettere la gallina nell'altro verscio.
Uscitionarsci la mano con la caxxo di porta e chiuderla, porca zozza.
Cercare di scedersci su una cavolo di scedia e verssarsci un uissski di bikkiere... o il co-contrario, non scio' più.
Nuocere... no, suocere... no cuocere no, ah sì, cuocere l'animale be due ore. Eh hop! Un bicchierino! Sciempre gradito.
Levare il forno dal dacchino. Rimboccarsi un po' di wisdky.
Cercare di nuovo di estrarre il taachiino, perché la prima volta no ci sciamo riusciti.
Raccogliere il facchino caduto sul pavimento. Pulirlo con uno schifo di straccio e sbatterlo su un gatto, un matto, un piatto. Ma chissenefrega.
Spaccarsi la faccia per via del grasso rimasto sul soffitto, sul pavimento della cugina e cercare di rialsarsi.
Decidere che si sta meglio tutti giù per terra, ridere di pancia e finire la bottiglia di vhiskyo.
Arrambicarsi sul letto e dorbire dudda la notche.
Mangiare il tacchino freddo con la maionese l'indomani mattina e per il resto della giornata ripulire il bordello fatto in cucina.

26 novembre 2014

Un imperscrutabile miscuglio

Allacciarsi a vicenda, intrecciarsi, connettersi, collegarsi, stabilire contatti, tirare fili sottili, stendere nastri bianchi da un'individualità all'altra sono tutte azioni che per funzionare devono poter contare su due parti di volontà, una di casualità e tre o quattro di un imperscrutabile miscuglio comprendente dosi variabili di compatibilità, diversità, affinità, mutua e muta comprensione e capacità di reciproca lettura. Quest'ultimo ingrediente consiste nell'esposizione codificata di proprie sfaccettature allo sguardo altrui, inopinatamente in grado di capire e farci capire più di quanto non sapessimo già. Da lì, credo, anche da lì, scaturisce il nutrimento per l'evoluzione personale. Chiamala empatia, se vuoi, però speziata d'amore. Un sapore che lascerà assetati, ma di una sete che saprà dove e come ritrovare l'abbeveratoio.

25 novembre 2014

Tempo contato

Per una serie di circostanze ero rimasto un'intera settimana senza tango. Senza ci si può stare, certo, però è molto meglio non doverne fare a meno. Stasera sono tornato a lezione, prestandomi volentieri per una tanguera del quarto corso, e ne sono lieto. Ne sono lieto anche le volte in cui so di sottrarre ore al sonno necessario, ma si sa che quasi sempre è proprio lui la prima vittima delle cose più divertenti, quelle che magari si relegano in orari improbabili pur di non tralasciarle.
Com'è difficile prendersi il tempo per fare tutto, com'è arduo rispettare i propri limiti per non mettere a repentaglio la lucidità il mattino dopo, com'è complicato trasmettere un pizzico di saggezza nelle istruzioni per l'uso del quotidiano vivere che si vorrebbero consegnare ai figli o più in generale alle generazioni successive. Tutto si gioca sull'equilibrio, come nel tango, ed è tutt'altro che facile.

13 novembre 2014

Dieci più dieci più dieci come da tabella

Dieci minuti di corsa lenta e lo sguardo si posa intorno pacifico sul paesaggio e sui bei colori, oh che belli i colori di novembre, aveva proprio ragione Sphera; colori ancor più belli dopo la tempesta, goduti a cuore grato per l'insperata tenuta meteorologica.

Dieci minuti scanditi dall'affanno, lunghi come una tortura, dieci minuti di corsa in progressione che fanno regredire qualsiasi desiderio diverso da quello di fermarsi; come ricordava Beggi, però, chi corre non molla e allora si procede, si resiste, ci si ricorda che è questione di rompere il fiato prima di rompersi i coglioni e con fatica si giunge al minitraguardo cronologico.

Dieci minuti di corsa lenta ed è come resuscitare, ma dolorosamente e piano piano, senza la bacchetta magica, la magic wand che si pronuncia /wɒnd/, mannaggia a me che l'altra settimana ho sbagliato a pronunciarla davanti a una discente; poi alla fine arriva la bellezza vera, quella condita da soddisfazione mentre parecchi decilitri di sudore esondano durante lo stretching conclusivo.

08 novembre 2014

Relatività globale

Che tu stia correndo verso il tramonto o verso l'alba dipende dalla lunghezza e dalla circolarità del tuo sguardo.

01 novembre 2014

Cala novembre ma come un asso

Ho iniziato il mese concludendo la decima settimana del piccolo programma di allenamento. Mi trovavo a Seregno per dare lezioni di matematica a un discalculico (dicono mi riescano queste cose perché sono empatico, anche se mai lo sarò a livello di certe peggissime-meglissime di mia conoscenza) e sono andato a correre dietro casa dei miei genitori. Avendo dimenticato il cronometro meidinciàina acquistato da decathlon a meno di otto euro, mi sono fatto prestare l'orologio da polso da mio padre per regolarmi sui trenta minuti richiesti. In suddetto tempo, una volta oltrepassato il muro d'aria friccicante sotto i piloni dell'elettricità, mi sono goduto le stradine di campagna del Parco Brianza Centrale, con la presenza di un cospicuo gregge di pecore, un paio di pescatori che inspiegabilmente uscivano da un campo di granturco già trebbiato, alcuni appassionati di aeromodellismo che inizialmente m'avevano fatto illudere sulla presenza di un grosso volatile a poche decine di metri dal suolo, sole, luna, scie di condensazione a decorare di bianco l'azzurro celeste, quasi come la bandiera della Scozia. Poi, dopo un'indispensabile doccia, ho portato mia madre in gelateria e quindi mi sono dovuto sacrificare, optando nell'occasione per un nuovo abbinamento, caco bio e cannella di Ceylon, che m'ha soddisfatto anche stavolta. Un gelato colto dall'albero giusto in tempo, prima della chiusura stagionale che durerà per ben un mese.


a cura di Giulio Pianese

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