03 gennaio 2017

Tris

Diceva Silvio Ceccato, a una lezione di estetica cui ebbi la fortuna di assistere ai tempi dell'università, che il valzer ci induce a girare in tondo perché è in tre quarti mentre noi abbiamo due piedi. Pare dunque una complicata compatibilità in grado di risolversi alla perfezione, quella tra gli esseri umani e il numero tre.

Di quest'ultimo, spicca il carattere ambiguo che qua e là gli si attribuisce: dalla supposta completezza della trinità all'evocazione di un'assenza nel tavolino a tre gambe; così pure nel triangolo, che passa dal privilegio di circonferenze inscritte e circoscritte alla scomodità di relazioni complicate (non tutti possono avere la rilassatezza di un David Crosby in Triad), oppure dalla falsa modestia dello strumento musicale allo scongiuro che accompagna il segnale mobile di pericolo.

Per tre lo fa chi fa da sé, da tre ricominciava il grande Troisi, tre sono gli elementi in un sacco di contesti diversi, leggendari fiabeschi fatati stregati. Come che sia, dal tressette alle tresche, sta sempre a te tener testa al tre: non tremare, datti tregua o perderai la trebisonda.

Giorno tre: lasciare il valzer a quelli del concerto di Capodanno e puntare invece sul tango vals, fiduciosi e appassionati.

bonus: di Triad, la versione dei Jefferson Airplane

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a cura di Giulio Pianese

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